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Ho letto con molto interesse questo numero monografico su Eliza, ed in particolare la parte finale con i suggerimenti di Laura Hood. Anche se li trovo perfettamente sensati, leggendo il suo articolo completo su The Conversation, non riesco a non rimanere inqueto di fronte a tanta determinazione e certezza (e anche un po' di violenza) su come dovrebbe e non dovrebbe essere l'intelligenza artificiale. Da un lato si riferisce ad eminenti scienziati, dall'altra dice che se una macchina dovesse passare il test di Turing o affini, bisognerebbe cambiare i test. Possiamo anche togliere la maschera umana ai chatbot, ma mi domando se questo eviterà davvero i problemi, invece che rimandarli o addirittura acuirli. Dopo aver letto su TRON 78 della lampada ELEGNT di Apple, ho fatto vedere il video di presentazione di questa lampada espressiva a circa 30 di colleghi e 50 studenti, un piccolo campione ma con una riposta molto chiara: mentre gli adulti in generale preferiscono nettamente una lampada funzionale, la situazione è ribaltata nel caso di studenti delle superiori. In un prossimo futuro in cui gli agenti intelligenti avranno un corpo, con nozione di spazio e tempo, cosa succederà? Se dovessero diffondersi chip neuromorfici che non hanno la possibilità di backup o trasferimento di connessioni e pesi, rendendo di fatto ogni AI unica, quali saranno le conseguenze? Preferirei inserire il discorso "intelligenza artificiale" all'interno di un discorso più ampio sul riconoscimento delle tante differenze dei tipi di intelligenza, abbandonando i test (da Turing per le macchine al Q.I. per le persone), includendo anche altri tipi di intelligenza come delle piante ed animali. Credo che bisognerebbe concentrarsi sull'esplorare le differenze qualitative e complementari tra diversi tipi di intelligenza, e trovare i punti saldi del nostro essere umani.

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